Non
so voi, ma io faccio sempre molta fatica a riordinare gli addobbi di
natale.
Ecco
è un lavoro che proprio non vorrei fare e che ritardo scientemente.
E
volutamente dimentico di “archiviare” qualcosa, un pezzo che mi
ricorda il Natale o l'Epifania, giusto per poterlo vedere ancora lì
per qualche giorno.
A
casa mia ogni addobbo ha la sua storia: mi ricorda la mia infanzia e
si è miracolosamente salvato attraverso mezzo secolo di scatoloni,
traslochi, esposizioni, manine piccole e maldestre o l'infanzia di
mio figlio e le sue prime paroline, il mitico “papale” che nel
suo linguaggio significava appunto l'albero di natale.
Ogni
anno rimettere le mani negli scatoloni delle decorazioni alla caccia
di questi “pezzi speciali” mi dà grandi emozioni; adoro l'odore
particolare delle decorazioni natalizie, un misto tra il muschio che
da piccola raccoglievo per il presepe, la resina delle pigne rigorosamente autentiche, un sentore leggermente stantio di umidità
dovuto alla conservazione negli angoli più angusti della casa.
Adoro
ritrovare negli scatoloni questi pezzi di passato, di storia di vita
personale che hanno il segno del passare degli anni, ma per me sono
consuetudine ed una sicurezza.
Quindi
penso si possa capire anche la mia momentanea tristezza quando li
vedo accatastati in attesa di tornare nella loro “casa”.
Non
so se avete notato ma, come la lumachina lascia al sul passaggio una
striscia di bava, così gli addobbi “fuori servizio” lasciano una
scia di brillantini che per qualche giorno ancora fa compagnia.