Sono convinta che non
si diventi un'icona di stile per caso. Infatti spulciando
tra le biografie dei personaggi importanti, si rintracciano spesso
segni premonitori di talenti unici poi sbocciati in fama eterna. Per
alcune persone sono soprattutto difficoltà e dolori a temprare il
carattere e a contribuire a gettare le basi di un percorso capace di
rimanere nella storia.
E' senz'altro il caso di Gabrielle
Bonheur Chanel,
divenuta celebre con lo pseudonimo di Coco.
La fondatrice del
marchio di moda più amato e desiderato dalle donne di tutto il mondo
non ha avuto una vita né facile né agiata.
Nacque il 19 agosto
1883 (113 anni fa!) in una famiglia assai modesta di Saumur, nella
regione francese della Valle della Loira; il padre era un venditore
ambulante, la madre era figlia di un locandiere e faceva la
lavandaia. A seguito alla morte della madre, avvenuta a soli 32 anni,
Gabrielle fu affidata insieme alle sue due sorelline alle suore
dell’orfanotrofio di Aubazine. Non rivide mai più il padre e a chi
le chiedeva di lui diceva che era andato in America a cercare
fortuna.
I quasi sette anni
trascorsi in orfanotrofio segnarono profondamente Gabrielle: nelle
sue creazioni si possono rintracciare i segni dell’influenza del
periodo in convento, l’amore per il bianco e nero, la passione per
lo stile barocco, per l’oro e le gemme colorate, mutuata
dall'opulenza degli abiti religiosi da cerimonia, che
poi influenzò i suoi bijoux.
Superato il limite di età per restare in orfanotrofio, Gabrielle venne mandata presso una scuola di apprendimento delle arti domestiche: quando compì diciotto anni, nel 1901, iniziò a lavorare come commessa presso un negozio di biancheria e maglieria. Lì perfezionò le nozioni di cucito apprese dalle suore.
Superato il limite di età per restare in orfanotrofio, Gabrielle venne mandata presso una scuola di apprendimento delle arti domestiche: quando compì diciotto anni, nel 1901, iniziò a lavorare come commessa presso un negozio di biancheria e maglieria. Lì perfezionò le nozioni di cucito apprese dalle suore.
Qualche anno dopo,
Chanel incontrò il grande amore della sua vita, Arthur “Boy”
Capel, industriale, campione di polo e uomo di cultura che la
incoraggiò finanziando le sue attività. I due andarono a vivere
insieme a Parigi dove lui le anticipò i soldi per permetterle di
aprire la sua prima boutique.
E così, nel 1910,
Gabrielle aprì il primo negozio Parigi, al
civico 21 di rue Cambon dove inizialmente vendeva
cappelli da lei creati (cappelli ai quali toglieva ogni ornamento per
renderli più semplici, leggeri ed eleganti), poi propose anche capi
di vestiario.
Aveva una
predilezione per la moda
confortevole, androgina e sportiva:
voleva emancipare la donna e renderla indipendente. Non a caso le sue
prime clienti furono le lavoratrici, ma presto divenne nota anche
nell’alta società: ricercati dalle più famose attrici francesi
dell’epoca, i modelli della boutique fecero conoscere il nome di
Chanel in tutta Parigi. Lo stile semplice ed elegante degli abiti
fece scalpore ed in città furono in molti a cercare di imitarlo.
Nel 1913, Gabrielle aprì una
seconda boutique nel raffinato centro balneare di Deauville, in
Normandia, e presentò qui una collezione di abiti sportivi: la sua
linea di indumenti in jersey si rivelò rivoluzionaria e cambiò per
sempre la relazione delle donne con il proprio corpo.
Nel 1915, aprì la prima vera e
propria maison di moda a Biarritz, sulla costa atlantica meridionale;
nel 1918, aprì quella parigina, al 31 di Rue Cambon.
Verso la metà degli anni
‘20, Coco Chanel introdusse la petite robe noire,
l’abito nero o little black dress, capo indispensabile nel
guardaroba di ogni donna ora come allora. Negli
stessi anni, diede vita alla moda dei gioielli fantasia:
vistose pietre colorate, ciondoli, perle e cristalli creavano
decorazioni che animavano capi dai tagli essenziali e minimali.
Ma la vera rivoluzione iniziò
sulle strade dove si iniziarono a vedere donne con blazer maschili,
camicette bianche e cravatte portate sopra gonne diritte: Coco aveva
colto nel segno e portato avanti la sua rivoluzione ponendo capi
maschili al servizio del guardaroba femminile; aveva liberato il
punto vita e aveva accorciato la gonna poco sopra il polpaccio, senza
però scoprire una delle parti secondo lei meno graziose del nostro
corpo, ovvero il ginocchio.
Qualsiasi cosa
facesse, grazie a quella sua allure di eterna sfida e di spinta
innovativa, Coco riscuoteva immediato successo, come i capelli
tagliati alla garçonne nel 1920. Nel
frattempo, si delineava sempre più la sua idea di tailleur.
Nel 1921,
Chanel presentò la sua prima fragranza, il profumo Chanel N°5:
creato da Ernest Beaux, un tempo profumiere degli Zar, rivoluzionò
il mondo della moda e della profumeria per molti motivi. Secondo le
indicazioni da lei stessa fornite, il
profumo doveva incarnare un concetto di femminilità eterna e senza
tempo; in netta
rottura rispetto alle fragranze in voga all’epoca, Beaux mescolò
essenze naturali e alcuni prodotti di sintesi (le aldeidi) che erano
state scoperte da pochissimo. Inoltre il profumo si presentava in un
flacone essenziale e con un nome altrettanto essenziale.
Chanel trovava
infatti ridicoli i nomi altisonanti dei profumi dell’epoca e decise
di chiamare la sua fragranza con un numero: visto che corrispondeva
alla quinta proposta olfattiva presentatale da Ernest Beaux, il
profumo venne chiamato proprio così.
La consacrazione
definitiva del profumo avvenne circa 30 anni dopo attraverso un’altra
icona, Marilyn Monroe: nel 1952, in occasione di un’intervista,
quando le domandarono cosa indossasse per dormire, l'attrice rispose
“alcune gocce di Chanel N°5”.
Nel 1935,
Gabrielle Chanel era al culmine della sua fama: impiegava 4.000
dipendenti ed era proprietaria di cinque boutique a Parigi.
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale portò però alla chiusura
di molte attività della Maison Chanel: rimase aperta una sola
boutique in Rue Cambon, quella al numero 31, dove profumi e accessori
continuavano a essere fortemente richiesti sia dai parigini sia dai
soldati americani.
Dopo la
guerra, nel 1954 e all’età di 71 anni, Coco Chanel organizzò la
grande riapertura della sua maison:
stanca delle tendenze stilistiche del tempo, ispirò una nuova
rivoluzione della moda.
A questo punto, il
tailleur firmato Chanel esplose in tutto il suo successo,
un capolavoro dalle linee pulite e dal taglio sartoriale. La giacca
si presentava dritta e morbida per dare libertà di movimento e la
caduta perfetta della stoffa era assicurata grazie a una catena di
metallo posta nel profilo interno, un accorgimento molto utilizzato
in seguito, soprattutto negli anni ‘60, per la confezione di capi
di alta sartoria. Il vezzo erano i bottoni a testa di leone, segno
zodiacale della stilista, oppure a camelia, il suo fiore preferito, o
con la doppia C, altro elemento iconico della griffe.
Ma le invenzioni geniali non erano affatto finite.
Nel 1955,
Coco Chanel si pose l’obiettivo di inventare un nuovo tipo di
borsetta che
rispondesse alle esigenze della donna dell’epoca, attiva e
dinamica: doveva essere un accessorio elegante ma allo stesso tempo
pratico e funzionale rispetto alle pochette a mano che le donne erano
obbligate ad indossare nelle occasioni formali e che impegnavano le
mani. Su una borsetta matelassé (la classica impuntura a rombi)
aggiunse una catena regolabile che permetteva di indossarla a spalla
o a tracolla: i primi modelli furono fabbricati in jersey e in
seguito fu impiegata la pelle.
La Chanel
2.55 – il nome si
riferisce alla data della sua creazione, febbraio 1955 –
rappresenta una sintesi perfetta della stilista che l’ha inventata
e attinge alla sua storia.
Si dice infatti che
il matelassé si ispirasse ai giubbotti dei garzoni di scuderia; che
l’interno di color bordeaux intenso si ispirasse alle divise dei
bambini dell’orfanotrofio in cui Coco viveva da piccola; che la
fattura della catena ricordasse i portachiavi dei guardiani dello
stesso orfanotrofio.
Si dice anche che,
nella tasca sotto la patta di chiusura, Coco fosse solita conservare
le lettere d’amore dei suoi spasimanti.
Nel 1957,
Gabrielle realizzò un’altra creazione destinata alla fama eterna,
ovvero la leggendaria scarpa bicolore con cinturino alla caviglia.
Realizzata nel colore beige con punta nera a contrasto, la nuova
scarpa esaltava la silhouette, accorciando il piede e slanciando la
gamba. Divenne così famosa che, ancora oggi, ci si riferisce a quel
modello – anche di altri marchi – con l’appellativo Chanel:
tecnicamente, il nome del modello è slingback.
Negli anni ’60,
furono molte le celebrità a vestire Chanel: Elizabeth Taylor, Grace Kelly, Jeanne Moreau, Jane
Fonda e Jackie Kennedy che il gorno dell'omicidio del presidente USA
tutti ricordiamo in un tailleur
Chanel color rosa
acceso con cappellino coordinato.
Nel 1970,
Gabrielle Chanel presentò la fragranza N°19:
il nome era ispirato alla data di nascita della grande stilista,
appunto il 19 agosto. Realizzata dal maestro profumiere Henri Robert,
questa incisiva fragranza floreale è rimasta un altro dei grandi
successi firmati Chanel.
Purtroppo, l’anno
dopo, Coco Chanel morì.
Difficile dimenticare
una tale personalità.
Difficile non pensare
alle sue frasi più tipiche:
“Un uomo può
indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna.”
“Nessun uomo ti
farà sentire protetta e al sicuro come un cappotto di cachemire e un
paio di occhiali neri”.
“La moda riflette i
tempi in cui si vive, anche se, quando i tempi sono banali,
preferiamo dimenticarlo”.
Difficile non pensare
a lei quando, di fronte ad un armadio straripante, scegliamo di
indossare la petite
robe noire, sicure di non sbagliare.
Difficile non
pensare a lei quando ci si ferma davanti lo specchio prima di uscire
e ci si ripete il suo mantra: “Prima di
uscire, guardati allo specchio e levati qualcosa”.
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