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mercoledì 23 marzo 2011

In vena di ricordi: vermouth e dintorni

Era da un po’ di tempo che mi tornava in mente di quando ero bambina e la mamma preparava un dolce con la crema e i biscotti savoiardi inzuppati, che era riservato ai grandi e che noi bambini potevamo solo assaggiare, data la presenza di alcool.
Si trattava del vermouth, quel vino liquoroso, che poi non mi piaceva più di tanto nei biscotti inzuppati, ottenuto da una miscela di vini bianchi secchi, dal sapore indefinito e con un odore molto speziato.

La curiosità mi ha spinto a sapere qualcosa di più e così ho appreso che il vermouth è nato verso la fine del XVIII secolo, a Torino, dove il suo nome è stato modificato da “Wermut”, termine tedesco che identificava una bevanda a base di artemisia, utilizzata per distillare l'assenzio.
Pare però che le sue origini risalgano nientepopodimeno che ad Ippocrate, il padre della medicina: fu proprio lui il primo ad aromatizzare del vino con l'assenzio, aggiungendovi anche zucchero e alcol puro. Ippocrate utilizzava questo intruglio per purificare il corpo, grazie all'intrinseca azione vermifuga. Vista l'euforia che induceva ed il suo gusto piacevole, da medicinale il vermouth divenne ben presto un liquore pregiato.
Si narra che i Greci tramandarono la ricetta ai Romani che l'arricchirono con altre spezie (timo, rosmarino..). Il tocco finale venne poi dato dai Veneziani che vi aggiunsero delle spezie provenienti dall'Oriente e dall'America.

Il vermouth è prodotto principalmente in Piemonte; inizialmente era utilizzato il moscato per la sua produzione, ma poi i produttori si accorsero che la spesa era eccessiva e puntarono a vini bianchi di minore qualità. Questi vengono mescolati, così che il sapore ottenuto non sia marcato, ma piuttosto neutro; successivamente questo composto viene filtrato e sono aggiunti gli aromi, di genziana, zenzero, vaniglia, assenzio, maggiorana, melissa, timo, salvia, luppolo, sambuca, camomilla, finocchio, zafferano, melograno, chiodi di garofano.

Ci sono diversi tipi di vermouth: dry o secco, dolce, rosso e bianco:
• vermouth bianco: aroma delicato, molto dolce, di basso tasso alcolico (15-16%); usato soprattutto come digestivo e per i cocktail
• vermouth rosso: ha un aroma più deciso del vermouth bianco; di colore ambra con riflessi scarlatti; fatto con il caramello, ha un sapore meno dolce del bianco ed ha un retrogusto più amarognolo. È anche chiamato vermouth italiano o di Torino
• vermouth rosè: creato più recentemente, viene realizzatro utilizzando non solo vini bianchi, ma piuttosto rosati. Ha un sapore piacevole, leggero, fruttato, con un gradevole e delicato retrogusto amaro
• vermouth dry: per farlo viene utilizzato un vino lasciato a contatto con l'aria, e questo gli dona un aroma simile a quello dei vini invecchiati. Di colore giallo brillante, poco dolce (viene aggiunto poco zucchero); ha un tasso alcolico superiore rispetto agli altri, che si aggira intorno ai 16-18%; è noto anche come vermouth francese.

Va conservato in luoghi asciutti, bui, freschi, non troppo a lungo perché le erbe che lo aromatizzano possono perdere sapore col trascorrere del tempo.
E’ servito solitamente come aperitivo, possibilmente con delle mandorle, che ne valorizzano l’aroma. È utilizzato nella preparazione di numerosi cocktail, il più noto dei quali è il Martini.

Da un giro fatto al supermercato ho notato, con stupore, che ci sono ancora molti tipi di vermouth in commercio. Dato il proliferare di aperitivi già pronti o di facile preparazione (tipo spritz con Campari o Aperol) ero convinta che ormai l’epoca del vermouth si fosse conclusa.
Sull’onda dei ricordi, ho acquistato una bottiglia di Martini Bianco: non ho potuto fare a meno di notare come la bottiglia sia cambiata rispetto a quella che ricordavo.
Ho cercato invano tra gli scaffali una bottiglia che avevo visto più e più volte nelle case di amici e parenti da piccola: il Rosso Antico della Buton.




Chiedendo in giro, ho appreso che il Rosso Antico è stato ritirato dal commercio già da parecchi anni perchè colorato con dei coloranti sospettati di essere pericolosi per l’uomo; ora è quasi una rarità e se ne trova qualche bottiglia su E_Bay ad esclusivo uso e consumo dei collezionisti.




Sempre sull’onda dei ricordi, essendo una frequentatrice dei mercatini, mi sono soffermata a guardare qui e là sulle bancarelle e poi non ho resistito: ho acquistato i vecchi bicchieri del Rosso Antico, proprio quelli che ricordavo da piccola, e il Bicchierone Mixer della Martini, che penso siano più o meno delle mia età.




Che emozione la sera a casa poter concretizzare i ricordi di quando ero piccola…

Che delusione quando ho mostrato con orgoglio i miei acquisti agli amici, raccontando loro tutta la manfrina sul vermouth e mi sono sentita dire “Se mi dicevi che li volevi… li ho buttati da un po’..”

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